giovedì 20 novembre 2014

Efficacia del trattamento con Amitraz nella demodicosi canina

La demodicosi canina, meglio conosciuta come rogna demodettica, è una patologia dermatologica di origine parassitaria molto comune nei cani. Le cause sono ascrivibili ad un acaro, Demodex canis, il quale vive abitualmente sulla cute e nei comuni ambienti. Cause predisponenti all'esordio dei sintomi possono essere lo stress, una errata alimentazione, il cambio di temperatura, terapie antibiotiche o cortisoniche prolungate, gravidanza, estro, parassitosi intestinali, patologie concomitanti debilitanti. La malattia può distinguersi in una forma localizzata, caratterizzata dalla comparsa di aree alopeciche non pruriginose, a volte crostose e iperpigmentate, raramente con presenza di comedoni e una forma generalizzata che solitamente risulta complicata dalla presenza di infezioni batteriche o micotiche. L'acaro adulto presenta una struttura allungata, vermoide, con quattro paia di arti e un apparato buccale complesso, capace di scavare profonde gallerie per nutrirsi di detriti dermici e conquistare i follicoli piliferi e le ghiandole sebacee, siti ottimali per la replicazione del parassita. Le uova deposte schiudono e le larve, piccole e sempre di forma allungata, fuoriescono sulla cute provocando la risposta dell'ospite con comparsa delle caratteristiche lesioni.


La diagnosi di certezza può essere effettuata attraverso il brushing cutaneo, ovvero il prelievo di piccole quantità di tessuto mediante il raschiato della lesione con l'ausilio di una lama da bisturi . Il materiale prelevato viene successivamente posto su un vetrino portaoggetto in bagno con olio di vaselina prima di essere ricoperto con un vetrino portaoggetto. L'ingrandimento a 10 e 40 x tramite microscopio ottico permette la visualizzazione diretta degli adulti e delle larve del parassita.
La terapia più comunemente impiegata prevede la somministrazione di farmaci a base di avermectine per via sottocutanea o orale (Ivomec, Baymec ecc) o topica (Stronghold) per periodi sufficienti alla scomparsa dei sintomi. In tutti i casi l'esperienza clinica dimostra che mentre nei confronti di rogne più superficiali, come quelle sostenute da Sarcoptes Scabiei, questo tipo di terapie può dare dei risultati apprezzabili, nel caso della rogna demodettica si deve ricorrere a più trattementi prolungati e spesso a dosi molto elevate. Considerando anche che l'ivermectina iniettabile ancora oggi è un farmaco registrato soltanto per le specie zootecniche e che quindi il veterinario effettua un uso improprio, per quanto consentito per legge, della molecola, mettendo in ballo anche molti limiti legati alla tossicità del farmaco per alcune razze come il Collie e il Bobtail, si richiedono soluzioni alternative che garantiscano sicurezza, risolutezza e praticità nel trattamento. Per questo la nostra clinica ha sperimentato con successo un protocollo modificato attraverso l'impiego di bagni terapeutici a base di amitraz. La terapia si compone di tre trattamenti eseguiti ad intervalli settimanali in cui il cane permane in ambulatorio per qualche ora. L'animale viene posto all'interno di un piccolo box e irrigato totalmente con vaporizzazioni continue di una soluzione acaricida composta da acqua tiepida e amitraz. Successivamente le parti più soggette alle lesioni vengono trattate con spugnature di amitraz più concentrato. Infine si procede con l'asciugatura. Il farmaco, oltre ad essere abbastanza sicuro, permette di notare gli effetti positivi già a distanza di una settimana. L'odore sgradevole del farmaco, oltre i vapori da esso sprigionati, possono provocare nel cane una leggera sedazione nelle ore successive alla seduta. Per questo stesso motivo è bene per l'operatore indossare una mascherina e dei guanti durante il trattamento. Nei casi generalizzati e complicati il veterinario può prevedere un quarto appuntamento, oltre ad una concomitante copertura antibiotica o antimicotica per via sistemica.

giovedì 23 ottobre 2014

La mixomatosi nel coniglio

Myxomatosis, rabbitLa mixomatosi è la malattia che più di tutte il proprietario di un coniglio domestico dovrebbe cercare di prevenire nel proprio animale, in particolare quando questo diventa un compagno di gioco per i bambini in casa.
La mixomatosi è una patologia dermatologica grave e mortale, caratteristica per le modificazioni morfologiche che determina a livello della testa degli animali colpiti. Ma non solo: la mixomatosi è anche una malattia che riduce ai minimi termini le difese immunitarie del coniglietto, aprendo la strada a altre patologie.
La causa è un virus capace di distribuirsi rapidamente all'interno delle popolazioni di conigli attraverso il contatto diretto o mediante comuni vettori come le zanzare o i parassiti esterni (pidocchi o zecche). Un solo contatto col virus può essere sufficiente a fare sviluppare la patologia.
Dopo una prima fase di latenza il virus si distribuisce nell'organismo e determina la comparsa di una piccola papula rossastra che tende ad estendersi fino ad un diametro di 5 cm. Questa lesione prende il nome di mixoma primario. Successivamente iniziano a comparire segni di congiuntivite con incollamento delle palpebre, caduta del pelo soprattutto sul volto e nei padiglioni auricolari, modificazione della morfologia della testa che assume la cosiddetta forma di facies leonina (faccia di leone). Queste deformazioni facciali spesso hanno conseguenze psicologiche sui piccoli proprietari, i bambini, che riconoscono il coniglietto un membro della famiglia.
La malattia ha un andamento epidemiologico variabile: si alternano periodi di alta incidenza della patologia con cadute devastanti della popolazione cunicola a periodi di assoluta assenza di casi clinici.
Ad oggi non esiste una cura. L'unico modo per prevenire la malattia è il vaccino che va eseguito a partire da cinque settimane di età.

martedì 21 ottobre 2014

Parassitosi intestinali nel gatto: una realtà da attenzionare

Le parassitosi intestinali che colpiscono la specie felina sono molto meno annoverate di quelle che colpiscono la specie canina, ma altrettanto frequenti. Infatti, mentre nel cane è facile trovare proprietari attenti ad un controllo periodico del problema, nel gatto ciò avviene più raramente. Di sicuro gioca un ruolo importante anche l'attenzione che la medicina veterinaria moderna dà a queste infestioni, crescente negli ultimi anni in cui micio diventa sempre più presente nelle case degli italiani. Al pari del cane, come già accennato, possiamo ritrovare la presenza di diverse specie di parassiti; i più importanti sono i protozoi (coccidi, Giardia spp ecc), organismi unicellulari capaci di provocare affezioni a carico dell'apparato gastroenterico con sintomi quale diarrea, dissenteria, disidratazione, vomito ecc e gli elminti intestinali tra cui primeggiano gli ascaridi e le tenie. Per quanto riguarda i primi, la specie più conosciuta è il Toxocara cati, un verme tondo cosmopolita e ubiquitario capace di infestare i gattini già al momento della nascita. Le tenie più importanti invece sono il Dipylidium caninum, trasmissibile attraverso l'ingestione di pulci a loro volta infestate dalle larve del parassita, Taenia multiceps, Taenia ovis e Taenia hydatigena, vermi piatti che raggiungono l'intestino del gatto attraverso la carne cruda e il lambimento. Le verminosi causano una sintomatologia anche grave nei piccoli perchè i parassiti, aderendo alla mucosa intestinale, depauperano l'organismo dei normali nutrienti forniti dall'alimento e provocano anemie gravi e problemi di crescita per fenomeni carenziali. Altri sintomi importanti sono: debolezza, dimagrimento, gravi disturbi intestinali, patologie cutanee e del pelo. La presenza di parassiti è facilmente intuibile perchè classicamente l'addome presenta una forma “a botte”. Nei gatti adulti, quando l'infestazione non supera i livelli di guardia, la sintomatologia è meno grave, spesso inapparente, ma la presenza stessa del parassita limita la normale funzione metabolica impedendo all'animale di assimilare correttamente l'alimento somministrato. Altri sintomi possono essere opacità e perdita di pelo, dimagrimento, problemi intestinali, indebolimento. La prima diagnosi può essere eseguita direttamente dal proprietario osservando periodicamente l'aspetto macroscopico delle feci. Nel caso di presenza di tenie è classico osservare, nel gatto come nel cane, delle strutture bianche simili a piccoli chicchi di riso che non sono altro che segmenti del verme contenenti le uova. Sicuramente però la diagnosi d'eccellenza va effettuata dal medico veterinario, il quale sottoporrà le feci dell'animale a controllo microscopico confermando la certezza del sospetto. È comunque fondamentale eseguire l'esame coprologico almeno due volte l'anno non soltanto per la salute del gatto, ma anche perchè una contaminazione dell'ambiente domestico può portare al contagio della parassitosi all'uomo. La terapia di queste parassitosi oggi può essere eseguita con diversi farmaci in diverse soluzioni (iniezioni, compresse, tavolette appetibili, paste ecc). Le infestioni protozoarie, più rare e più difficili da diagnosticare, vengono curate con farmaci a base di metronidazolo e spiramicina. Le molecole più importanti contro le verminosi invece sono il praziquantel, il pyrantel, l'oxantel, la milbemicina, il mebendazolo ecc presenti in diversi farmaci anche in combinazione che vengono somministrati all'animale una volta in monoterapia fino alla eventuale ricomparsa del problema.